Inoltrandosi nel mal esplorato campo della tradizione orale, bisogna affrontare il problema - storico e antropologico al tempo stesso - della "storificazione" del mito.

Per circa un millennio gli uomini salirono a Delfi per consultarne l'oracolo. Qui la Pizia, assisa sul tripode, comunicava al consultante la parola di Apollo, che esprimeva la volontà di Zeus. E tuttavia se numerosi furono i santuari profetici in cui la divinità emetteva i responsi, solo da Delfì ci sono pervenute testimonianze dirette della tradizione e dei metodi oracolari. Delfi, ombelico del mondo, è l'unico centro divinatorio che ebbe ed ancora mantiene un'autentica esistenza letteraria.

Gli esercizi proposti portano ad un processo di attivazione in grado di sviluppare le forze creative sopite in ogni essere umano. Il disegno di forme parla al compositore ritmico nella nostra interiorità che unisce in armonia il formare e lo sciogliere, l'impulso e la quiete, il cosmico e il terrestre, rafforzando la forza del centro.

Probabilmente l'opera più originale di Guénon. Di particolare interesse sono i capitoli dedicati alla Regione Iperborea e all'Atlantide, e lo studio dei cicli cosmici. Gli articoli raccolti in questo volume rappresentano l’aspetto forse più “originale” – e per molti lettori anche il più sconcertante – dell’opera di René Guénon. Si sarebbe potuto scegliere un titolo come “Frammenti di una storia sconosciuta”, ma d’una storia che ingloba protostoria e preistoria, poiché inizia la Tradizione primordiale contemporanea agli albori della presente umanità.

Cinque secoli dopo la scoperta del Nuovo Mondo, l'Autore ci invita a una vera e propria riscoperta del continente americano attraverso i simboli dei popoli che lo abitavano prima dell'arrivo di Colombo. In un'opera chiara e fondamentale, egli tratta delle culture precolombiane, di cui esamina Cosmogonia e Teogonia, e, contemporaneamente, traccia una introduzione alla Simbologia. Federico Gonzàlez ci offre la possibilità di comprendere nell'essenza le antiche culture americane, così come quelle «primitive», arcaiche e tradizionali in generale.

Il termine Graal è misterioso e affascinante; è inoltre un termine chiave per le letterature occidentali che non designa un oggetto ma un insieme di idee e di credenze, che rappresenta un simbolo venutosi a creare per un bisogno epocale di spiritualità. Oggetto di quest'opera multidisciplinare non è dunque la «coppa» in quanto tale ma ciò che vi è contenuto, il mito da essa irradiato nei secoli.

Questo libro è opera di uno dei massimi esponenti del Ricostruzionismo Celtico, il movimento sorto nei paesi anglosassoni che mira a ricostruire e attualizzare le pratiche spirituali degli antichi Celti, sia del periodo pagano che di quello cristiano. Nato nell'ambito del più ampio movimento neopagano americano, il Ricostruzionismo Celtico se ne differenzia nei modi e nelle pratiche; i suoi esponenti infatti si basano esclusivamente sulla solidità dei dati archeologici, storici e letterari, cui aggiungono quel tanto di creatività necessaria per colmare i vuoti per eseguire rituali e cerimonie.

Il colore si presenta come un simbolo di grande potenza, poiché non è legato ad una singola tradizione culturale o religiosa, ma è invece universale, onnicomprensivo. Sin dalla più tenera età siamo circondati dalla sua affascinante forza seduttiva che "riveste" le cose seguendo regole a noi sconosciute ma che, tuttavia, diventano ben presto "nostre".(...)

Il titolo "I quattro sensi della vita" allude ai quattro sensi che, nell'induismo, devono essere pienamente realizzati dall'individuo se intende raggiungere lo scopo finale e supremo, la liberazione dalla finitezza, dalla catena delle rinascite, dalla sofferenza e dal dolore. I quattro sensi in questione sono: Dharma, la realizzazione di sé sul piano morale; Artha, la realizzazione di sé sul piano materiale; Kama, la realizzazione di sé sul piano sensuale; Moksha, la realizzazione di sé sul piano spirituale.

Nel paese che «abbonda di leggende come la sorgente abbonda di acqua», il Tibet, basta chiedere il nome di un lago o di una vetta per sentirsi raccontare una leggenda o, magari, un’antica storia di guerrieri, monaci o demoni dei monti. Nessuno, però, prima di Andreas Gruschke, aveva raccolto in un unico volume le leggende, le saghe e i miti del Tibet contenuti negli annali o trasmessi di generazione in generazione. Dalle antiche narrazioni sulla creazione fino alle leggende sulla ricerca del Dalai Lama, questo libro non presenta soltanto un’avvincente raccolta di letteratura «fiabesca», ma una straordinaria antologia della storia culturale e religiosa del Tibet, scritta dal punto di vista mistico-religioso dei suoi abitanti.

Secondo Cesare Pavese, l'Autore "ci presenta la mentalità mitica non come conoscenza del passato, come cronaca, ma facoltà creatrice che è anche nostra, presente, storia. Quando vede in certe dee greche la solarità (esse sono figlie o parenti del Sole), mette in chiaro una "nostra" capacità di vivere come un tutto cosmico un nostro incontro umano".

L’incontro con la «grande mitologia» aveva portato Kerényi alla scoperta dei temi mitologici fondamentali, di cui tutti i miti tramandati sino a noi sono altrettante variazioni; l’incontro con Jung ebbe a chiarire in lui i rapporti tra gli archetipi psichici e le immagini storicamente concrete della religione greca.

Culla della civiltà occidentale, il Mediterraneo, in epoche remote, ha generato quei miti immortali che ancora oggi continuano a rispondere alle domande fondamentali dell'uomo: chi è l'essere umano? Da dove viene? Qual è il suo posto nell'universo? Di quale sostanza sono fatti il cielo, la terra, il mare? Qual è la natura della divinità? Questo volume raccoglie e traduce nel nostro linguaggio moderno le risposte che la civiltà greca e quella romana hanno dato a questi interrogativi. A una prima parte, in cui la mitologia è presentata in forma di racconto, segue una sezione strutturata a glossario, molto utile per orientarsi tra miriadi di nomi e di leggende. Un ricco e suggestivo apparato iconografico completa l'esposizione dei contenuti.

Grazie a questo libro scopriamo come alcuni elementi dei miti di creazione appaiano nei sogni, soprattutto allorché una crisi psichica o un turbamento interiore rendono necessario un rinnovamento, o un'opera creativa sta per emergere. Come negli altri lavori della von Franz, è nel costante riferimento a Jung che l'autrice ci presenta il proprio pensiero originale e mette in luce i legami, di natura archetipica, che esistono tra il vecchio e il nuovo.