Molti testi che contengono gli insegnamenti di Padmasambhava sono dei gTer-ma, "tesori" nascosti da lui stesso o dai suoi discepoli per essere ritrovati in epoche successive.

Un viaggio che inizia dalla concentrazione sul respiro e termina con la totale disidentificazione: "Non vi era nessun Edoardo Profumo che fosse mai nato e sarebbe mai morto. Vi era quest'immensa vita, questo profondissimo, insondabile oceano".

Questo libro esplora il significato della mâyâ in un viaggio che va dagli antichissimi Veda all'opera di Shankara, di certo uno dei più alti pensatori dell'India.

La Mahâmudrâ, il "Grande Sigillo" della verità inalterabile, non può essere compresa ragionando o facendo chissà quale cosa, ma soltanto essendo come lo spazio celeste.

Partendo dall'attenzione alla nostra identificazione con il continuo gioco reattivo del mi piace - non mi piace, si gettano attraverso il lavoro interiore le basi della consapevolezza non giudicante, con i suoi frutti della pacificazione e dell'unione. Centrale in questo insegnamento è la coltivazione dell'attenzione saggia e l'abbandono dell'attenzione non saggia, che non fa altro che alimentare i veleni dell'avversione e dell'attaccamento.

Alla descrizione dei "cinque veleni" che offuscano la mente seguono i suggerimenti sul modo corretto di entrare in rapporto con essi, e infine gli "antidoti" specifici che la millenaria saggezza tibetana mette a nostra disposizione. La pazienza è l'antidoto all'odio, l'amore all'ignoranza, l'uguaglianza all'orgoglio, e la gioia simpatetica all'invidia.

Un'ecosofia globale, dove riscoprire la sacralità della terra e percepire il luogo sacro come la soglia del mistero. Il luogo in cui viviamo è il nostro guru, e "la vita è il nostro campo di gioco, ogni attimo è una provocazione per una scelta libera e autonoma, le possibilità sono infinite".

Il pellegrinaggio ci fa uscire dai soliti schemi mentali ed è in realtà la ricerca del Buddha interiore, la dimensione spirituale che si libra sulle due ali della conoscenza e dell'amore

Il libro è un invito chiaro e diretto a esplorare liberamente diversi sentieri di ricerca spirituale, per riscoprire il puro diamante dalle molteplici sfaccettature, che risplende da sempre nel grande spazio del proprio vero essere.

L'autore ci racconta l'antico insegnamento tibetano dello Dzog-chen (la "grande perfezione") attraverso il ritorno a casa di Odisseo e la tragedia di Edipo. L'insegnamento è: massima apertura a qualsiasi esperienza, senza paure e senza aspettative. L'importante è il percorso, fatto di un momento dopo l'altro, non il punto di arrivo.

Tra Buddhismo e Taoismo, la Cerimonia del Tè è un’esperienza che consente di cogliere l’atmosfera di un’intera civiltà. In pochi e brevi gesti legati a quel caldo infuso è celato il segreto per conoscere la Bellezza e per realizzare la Perfezione.

Nel saggio introduttivo intitolato Il canto del limite sono focalizzati, attraverso l’etimo di termini tibetani particolarmente significativi che a volte dischiudono la poesia di sorprendenti metafore, alcuni momenti-chiave dell’iter religioso di Milarepa, dalla visione dell’impermanenza dei fenomeni all’esperienza della natura di tutte le cose "così come sono", chiamata Mahamudra o Grande Sigillo.

Vivere nel samsâra significa sperimentare condizioni di vita caratterizzate da sofferenza mentale e ambientale. La mente offuscata dall'illusione non può che creare un ambiente tanto più sgradevole quanto più tenaci sono le contaminazioni mentali.

Nirvâna, samsâra, vuoto, forma, costituiscono solo termini convenzionali che invitano all'esperienza diretta di una Verità da accogliere nel "silenzio" del mistico