Siamo abituati a pensare che i prodotti biotech causino danni a noi e all’ambiente, che siano il frutto dell’indebita intromissione dell’uomo in uno dei meccanismi più delicati della natura, quello che determina la nascita e lo sviluppo degli organismi viventi. Definiamo questi prodotti in modo improprio come «geneticamente modificati», anche se presentano variazioni minime rispetto agli organismi di partenza e se il nome corretto della nuova biotecnologia è gene-splicing. Pretendiamo di poter controllare ciò che acquistiamo, da quando nasce a quando viene consumato, attraverso tutte le fasi del suo sviluppo, mediante un rigido sistema di etichettatura. Ma non vogliamo riconoscere cosa si nasconde veramente dietro l’ostruzionismo propagandistico che alcuni attivisti – sfruttando la connivenza interessata dei media – oppongono da anni alle biotecnologie...