In una sorta di breve autobiografia poetica, Ivan Crico ha raccontato come comincio a scrivere in dialetto dopo la lettura delle Poesie a Casarsa: “Da quel momento, la mia vita cambio. Quelle poesie davvero segnarono una svolta poiche, fino ad allora, in cio che scrivevo non mi era mai sembrato di riuscire a definire le cose come le sentivo. L’italiano non era la mia lingua vera, seppure molto amata, e quindi tra le cose e i nomi che le definivano si apriva, per me, come una sorta di abisso incolmabile”. La realta che lo circondava, con i suoi profumi e i suoi colori, l’aveva, infatti, conosciuta con altri nomi: “e questi nomi li ritrovai nelle poesie di Pasolini. C’erano difatti, in quelle liriche, molti termini che avevo sentito ed anche adoperato nell’infanzia… ma soprattutto – ed e la primissima impressione – cio che piu mi meraviglio fu come quelle parole, che per tanto tempo avevo voluto rimuovere, ritraessero alla perfezione i paesaggi da me tanto amati di queste terre di confine. Il suono di quei termini era tutt’uno con le cose che definivano, per cui leggevo e, all’istante, vedevo davanti a me rogge, salici, argini come in una fotografia incredibilmente nitida. Questo fece si che la mia parlata nativa, per lungo tempo snobbata, acquistasse all’improvviso ai miei occhi un prestigio, fino a qualche istante prima del tutto inimmaginabile”.