In una sorta di breve autobiografia poetica, Ivan Crico ha raccontato come comincio a scrivere in dialetto dopo la lettura delle Poesie a Casarsa: “Da quel momento, la mia vita cambio. Quelle poesie davvero segnarono una svolta poiche, fino ad allora, in cio che scrivevo non mi era mai sembrato di riuscire a definire le cose come le sentivo.
L’italiano non era la mia lingua vera, seppure molto amata, e quindi tra le cose e i nomi che le definivano si apriva, per me, come una sorta di abisso incolmabile”. La realta che lo circondava, con i suoi profumi e i suoi colori, l’aveva, infatti, conosciuta con altri nomi: “e questi nomi li ritrovai nelle poesie di Pasolini.
C’erano difatti, in quelle liriche, molti termini che avevo sentito ed anche adoperato nell’infanzia… ma soprattutto – ed e la primissima impressione – cio che piu mi meraviglio fu come quelle parole, che per tanto tempo avevo voluto rimuovere, ritraessero alla perfezione i paesaggi da me tanto amati di queste terre di confine. Il suono di quei termini era tutt’uno con le cose che definivano, per cui leggevo e, all’istante, vedevo davanti a me rogge, salici, argini come in una fotografia incredibilmente nitida.
Questo fece si che la mia parlata nativa, per lungo tempo snobbata, acquistasse all’improvviso ai miei occhi un prestigio, fino a qualche istante prima del tutto inimmaginabile”. Questa testimonianza e preziosa perché ci ricorda che il poeta in dialetto si situa in qualche modo fra due lingue – una che, pur “molto amata”, sente meno vera e un’altra, piu propria, in cui gli sembra che le parole facciano tutt’uno con le cose.
E questa sorta di bilinguismo originario – e la complessa relazione fra due lingue che esso implica – che e in questione nella poesia di Crico. L’affermazione di Crico secondo cui il suono dei termini del dialetto fa tutt’uno con le cose sara da intendere in modo affatto particolare.
Se le cose vi appaiono piu intime e vicine alla parola, cio e proprio perche la parola non pretende di riferirsi immediatamente ad esse, ma le intende attraverso un’altra lingua – o, piuttosto, attraverso una tensione polare tra due lingue, che procede nei due sensi, dalla lingua al dialetto non meno che dal dialetto alla lingua.