Publio Virgilio Marone
Publio Virgilio Marone nacque probabilmente ad Andes, presso Mantova, nel 70 a.C., da famiglia di condizioni modeste. Sulla sua vita non mancano fonti ma è difficile accertare quali notizie siano vere. Sappiamo che fece i suoi studi a Cremona, Milano e Roma. Nella capitale strinse amicizia con il console Gaio Asinio Pollione, della fazione di Cesare e poi di Marco Antonio, cui dedicò la quarta egloga delle Bucoliche; con il poeta Lucio Vario Rufo, editore assieme a Plozio Tucca dell’Eneide; con il giurista Alfeno Varo, legato di Ottaviano per la distribuzione delle terre nel Cremonese e nel Mantovano ai veterani dopo la battaglia di Filippi, in occasione della quale Virgilio perdette i possedimenti paterni; con il letterato Quintilio Varo, cui Orazio dedicherà un’ode consolatoria per confortarlo della morte dell’amico; con Gaio Cornelio Gallo, poeta con incarichi politici che subì la damnatio memoriae, ragion per cui Virgilio dovette mutare l’iniziale dedica fatta a lui delle Georgiche; con Quinto Orazio Flacco, col quale si recò sulla via Appia alla volta di Brindisi durante le trattative tra Ottaviano e Marco Antonio. Virgilio si formò sulla filosofia di Epicuro, trasmessa da Lucrezio; dopo le Georgiche si orienterà verso la religiosità di concezioni misteriche dell’orfismo e del pitagorismo di Quinto Ennio e Nigidio Figulo; fu allievo dell’epicureo Sirone a Napoli. Virgilio fu presentato da Asinio Pollione a Cesare Ottaviano, che verso il 39 a.C. avviò un programma di riforma culturale affidandolo a Lucio Clinio Mecenate, un insostituibile appoggio nella formazione e nel consolidamento del principato augusteo, la cui domus sull’Esquilino fu luogo di incontro per i maggiori letterati del tempo. Delle opere virgiliane ricordiamo: la cosiddetta Appendix virgiliana (insieme di testi di attribuzione incerta, del periodo giovanile); le dieci egloghe delle Bucoliche (42-39 a.C.); i quattro libro delle Georgiche (38-37 a.C.), scritti sul modello delle Opere e i giorni di Esiodo e del De re rustica di Varrone, che Virgilio leggerà in una prima versione a Mecenate, alla presenza di Augusto di ritorno da una spedizione in Asia, in Campania; e infine l’Eneide, che occupò il poeta dal 29 a.C. fino alla sua morte. Per scrivere il suo poema epico, composto per lo più a Napoli e in Sicilia, Virgilio fece anche un viaggio verso la Grecia e l’Oriente assieme ad Augusto, che seguiva molto attentamente le fatiche del poeta e che lo ricondurrà poi malato a Brindisi dove questi morirà nel 19 a.C. Le biografie antiche concordano nel tramandare che Virgilio avrebbe voluto distruggere l’opera incompiuta ma che fu Augusto a opporvisi e a salvare l’Eneide. Feltrinelli ha pubblicato nei “Classici” Eneide (2008).
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