La compenetrazione fra tecnica e scienza ha segnato, nel bene e nel male, l’intera civiltà dell’Occidente. Di essa si continua a parlare a volte con entusiasmo, a volte con angoscia. Nelle forme che ha assunto fra il Quattrocento e il Settecento (e che si sono poi estese a tutto il globo), questo stretto rapporto era assente sia nella civiltà antica sia in quella medioevale. Le sette arti del trivio (grammatica, retorica, dialettica) e del quadrivio (aritmetica, geometria, musica, astronomia) erano chiamate "liberali" perché erano le arti degli uomini liberi, contrapposti ai non liberi o schiavi, che esercitavano le arti meccaniche o manuali. Le arti meccaniche vennero concepite, per due millenni, come necessarie al sapere, ma forme inferiori di conoscenza, immerse fra le cose materiali e sensibili, legate alla pratica e all’opera delle mani. Quel disprezzo per gli schiavi e i servi, considerati inferiori per natura, si era esteso alle attività da loro esercitate.