La centralità di un’esperienza intessuta di immagini, colori e suoni grazie alla sinestesia, che in modo più o meno esplicito risalta nella maggior parte delle liriche, è evidente tanto quanto la costante percezione dei fenomeni naturali che interiorizzati percorrono il cammino da cui essa indaga. Il mondo “a parte” dal quale l’autrice osserva e trae spunti per i suoi versi non è quindi propriamente un luogo mistico o un Iperuranio platonico, ma una realtà “altra”, un incanto dalle sfumature sottili percepito nell’istante in cui si manifesta alle sue modalità sensoriali. Un denudarsi dell’anima che si svela timidamente nell’approccio idealizzato in cui ruotano le diverse figure del quotidiano.