Ridere significa esporsi, scoprirsi, non avere tutto sotto controllo, lasciarsi spiazzare. Far ridere alimenta la propria autostima e contiene anche un potere magico: invertire una tendenza negativa o una giornata storta o il clima di un gruppo. La verità è che chi non sa ridere si priva di un piacere gratuito dell’esistenza. Il mito che la serietà sia cupa e grigia è falso. Con i giovani ridere è un modo efficace per stabilire una comunicazione. Talvolta è deprimente vedere insegnanti che cercano con frustrazione di imporre l’ascolto, quando basterebbe una buona battuta felice. Non si tratta di trasformare i docenti in comici professionisti, ma di dotarsi di una buona cassetta degli attrezzi e di antenne capaci di sintonizzarsi sulla loro onda. E dove c’è attenzione c’è anche la concentrazione necessaria all’apprendimento. Questo libro non è rivolto a esecutori, ma a educatori creativi che vogliono generare nuove combinazioni di idee per crescere attivamente con i giovani.