Si stima che in Italia siano circa due milioni le badanti (di cui nemmeno la metà regolari), in maggioranza donne provenienti da altri Paesi, in particolare dall’Est europeo. Figure professionali senza voce, definite spregiativamente “badanti”, esposte e vulnerabili in un territorio in cui regnano sovrani lo sfruttamento e l’ipocrisia. Questo libro apre una finestra sul loro mondo e restituisce loro la voce. Utilizzando gli strumenti della socioanalisi narrativa emergono i dispositivi propri del rapporto tra le famiglie datrici di lavoro e le donne che si prendono cura degli anziani. Un rapporto asimmetrico, con orari di lavoro e una gestione del tempo e dei comportamenti a cui le lavoratrici sono sottoposte contrattualmente più simili a un’idea di schiavitù che non di uno scambio tra forza lavoro e denaro.