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Gian Carlo Caselli, Stefano Masini
Gian Carlo Caselli è nato ad Alessandria il 9 maggio 1939. Ha cominciato la sua carriera in magistratura a Torino, come giudice istruttore impegnato in indagini sul terrorismo, in particolare sulle Brigate rosse. Dal 1986 al 1990 è stato membro del Consiglio superiore della magistratura. Ha diretto la procura di Palermo dal 1993 al 1999, dalla cattura di Totò Riina ai grandi processi su mafia e politica. Dal 1999 al 2001 ha diretto il Dap (Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria) e in seguito è stato il rappresentante italiano presso Eurojust. Dopo aver ricoperto il ruolo di procuratore generale presso la Corte d'appello di Torino, il 30 aprile 2008 viene nominato procuratore capo. Ha lasciato la magistratura nel dicembre 2013. Ha pubblicato vari saggi. I più recenti sono stati bestseller in libreria: Le due guerre. Perché l'Italia ha sconfitto il terrorismo e non la mafia e Assalto alla giustizia (entrambi con la collaborazione di Stefano Caselli, Melampo, 2009 e 2011); Di sana e robusta Costituzione. Intervista di Carlo Alberto Dalla Chiesa, con Oscar Luigi Scalfaro (Add editore, 2010); Vent'anni contro. Dall'eredità di Falcone e Borsellino alla "trattativa", con Antonio Ingroia e Maurizio De Luca (Laterza, 2013).
Stefano Masini è docente di Diritto Agroalimentare all'Università di Tor Vergata (Roma). Autore di pubblicazioni specialistiche per l'editore Giuffrè e divulgative per SlowFood, nelle materie del diritto agrario e alimentare ha firmato oltre cento articoli di carattere scientifico pubblicati nelle più prestigiose riviste e raccolte di settore. Attualmente coordina le attività dell'Area Ambiente e Territorio presso la Confederazione Nazionale Coldiretti, in rappresentanza della quale è designato nel Comitato Scientifico della Fondazione Campagna Amica nonché dell'Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare.
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C è del Marcio nel Piatto
Come difendersi dai draghi del made in Italy che avvelenano la tavola
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Non tutto il cibo che arriva sulle nostre tavole è dannoso per la salute o frutto di filiere illegali, ma i draghi e i camaleonti che camuffano prodotti di largo consumo spacciandoli per genuini, buoni e giusti sono un pericolo da cui imparare a difendersi. L'agroalimentare "tira". Muove oltre 270 miliardi di euro e occupa 2,5 milioni di persone. È un pilastro dell'economia nazionale. Il principale fattore di traino è l'eccezionale appeal del made in Italy, un potentissimo ambasciatore di qualità ovunque nel mondo. E quel che "tira" logicamente "attira", per le opportunità che offre, trovando soggetti senza scrupoli pronti a sfruttare, sofisticare, adulterare. Le conseguenze sono opacità, scorrettezze e veleni che ci ritroviamo a dover consumare e avallare senza saperlo.
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