Kumarappa, ancora oggi ricordato in India come “l’economista di Gandhi”, raccolse migliaia di interviste e statistiche nei villaggi, documentando gli archivi con importanti informazioni sulle coltivazioni, gli allevamenti, i sistemi di irrigazione, i trasporti, le industrie, le situazioni igienico-sanitarie, dedicando le proprie competenze al servizio degli ultimi, degli agricoltori e di tutti i lavoratori. Il pensiero di Kumarappa è volto a sviluppare una società solidale di unità rurali largamente autosufficienti, al fine di limitare gli effetti nefasti del capitalismo più sfrenato e impositivo, dell’economia monetaria e della speculazione finanziaria, in quanto il presupposto epistemologico di ogni economista dovrebbe vedere nelle scienze economiche un approccio olistico che non consideri l’uomo un oggetto, evitando di ridurre l’intera esistenza a bieche manovre monetarie. Infatti, secondo Kumarappa, i modelli di sviluppo sono strettamente connessi con l’insorgenza delle guerre, per cui i pacifisti devono comprendere quanto sia illusorio voler arrestare i conflitti armati, limitandosi a denunciarne i crimini e le atrocità implicite, ma sia necessario soprattutto modificare i soggiacenti modelli di sviluppo economico che ingenerano violenze e guerre.