Due sono gli alberi del giardino dell’Eden: l’albero della Conoscenza del Bene e del Male e l’albero dell’Inconoscenza. Adamo, prototipo dell’uomo, vuole conoscere come Dio, invece di consentire che Dio gli si riveli. Opta allora per una conoscenza separativa e oggettivante, dimentico d’essere fatto per la rivelazione diretta e non mediata. Ne consegue la cacciata dall’Eden, ma l’Eden è sempre lì, e possiamo farvi ritorno rinunciando a quel tipo di conoscenza per rientrare nel silenzio dell’inconoscenza. Quel silenzio, su cui gli esicasti si fondano, è un silenzio su Dio ma anche un silenzio sull’uomo, perché così come l’intelletto non può che limitare Dio nel tentativo di conoscerlo con i suoi mezzi, così finisce per limitare l’uomo quando tenta di scandagliare la profondità della sua natura, che è, appunto, ad immagine di Dio. Il silenzio e la rinuncia a un tipo di conoscenza sono qualità coltivabili nella visione dei Padri del deserto, e diventano terreno fertile per le rivelazioni di Dio.