Il libro propone la costruzione di un modello di interpretazione degli stili nell’arte che, basandosi sui tipi psicologici individuati da Jung, permette di riunire e ordinare l'enorme varietà di linguaggi estetici in quattro generi fondamentali. L’autore dimostra che a ogni modo di vedere e di percepire il mondo corrisponde un equivalente modo di rappresentarlo nei linguaggi figurativi o stili. Ne deriva una rilettura del tutto innovativa della storia dell’arte alla luce della quale la funzione psicologica predominante dell’artista, sia essa quella di sentimento, di pensiero, di intuizione o di sensazione, determina il suo modo di rappresentare le forme. Non sono più sufficienti, quindi, il contesto storico e la cultura dell’epoca a definire lo stile della raffigurazione.
Vi si aggiunge una componente nuova che va ricercata non più solo all’esterno, ma ora anche all’interno: nel carattere dell’autore, nella sua funzione psicologica dominante. L’analisi qui proposta non entra in merito al valore artistico delle opere, ma si limita a prendere atto delle differenze formali, e si riferisce non solo alle opere d’arte, ma alle rappresentazioni figurative in generale, comprese quelle appartenenti alla vita quotidiana. Una tesi originale che sottolinea ancora una volta come quella psicologica, nelle produzioni dell’uomo, è un’impronta determinante, indelebile e inalterabile. Indispensabile, pertanto, nel processo della creazione di una visione unitaria della conoscenza umana.