Piccola perla dell’Alchimia medievale per la prima volta in edizione moderna, il Trattato del leone verde è, nella tradizione manoscritta così come in quella a stampa, generalmente considerato opera di Raimondo Gaufredi, generale dei francescani e successore di Frate Elia da Cortona alla guida dell’Ordine.
Come i trattati attribuiti allo stesso Frate Elia, al suo contemporaneo Paolo di Taranto, a Ruggero Bacone, a Bonaventura d’Iseo, o come quelli di un Rupescissa - testimonianza forse più diretta del mescolarsi di tematiche apocalittiche di matrice più scopertamente gioachimita al discorso alchemico - esso costituisce diretta espressione di una schola alchemica francescana che, sebbene non si delinei sempre supportata dalla certezza filologica delle effettive paternità, senz’altro si caratterizza come tale per la scelta e l’ispirazione dei padri putativi a cui la tradizione attribuisce un robusto corpus di opere.
All’edizione del testo latino (trascritto dal ms 433 Helmst della Herzog August Bibliothek di Wolfenbuttel) e alla traduzione italiana, introdotta e riccamente annotata da Paolo Galiano, segue una postfazione di Massimo Marra sul simbolismo del leone dalla tradizione dei bestiari medievali sino al suo impiego nell’Alchimia.