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Con L’Arte del Fuoco traiamo dall’oblio un interessantissimo esempio di alchimia seicentesca di area italiana.
L’impenetrabilità dello pseudonimo usato dall’autore rimane ancora oggi intatto, e nessun indizio ci è dato di raccogliere in merito alla sua vera identità.
Composto tra gli anni Settanta e Ottanta del XVII secolo, L’arte del Fuoco si apparenta, per la scelta del verso come formula espositiva dei segreti dell’Arte, a una ricca tradizione italiana che va dalla Canzone di Rigino Danielli, fino alle rime alchemiche del Santinelli e del Palombara.
La dottrina esposta nei versi e nei commenti di Teuchasio appare debitrice dell’attenta frequentazione di una larga messe di opere e autori che, oltre ai maestri dell’alchimia medievale, vanno dal Farra (in modo particolare il Settenario dell’Humana Riduttione) fino a Michael Maier; tuttavia l’autore cui, soprattutto, appare debitore Teuchasio è il Braccesco, dalla cui Espositione di Geber Filosofo (1644) sono estratte le 129 Propositiones che costituiscono il filo conduttore del testo e che riproponiamo in appendice.
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