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In questo momento storico in cui le comunità sociali si sfilacciano, i giovani restano ai margini di un mondo del lavoro che, fondato sulle leggi intrinseche del capitale, produce necessariamente sempre maggiore disoccupazione senza redistribuire la ricchezza sociale. L'ossessione della competitività e del mercato sta stravolgendo anche l'agricoltura, eppure le campagne, se sorrette da un nuovo progetto collettivo, possono ancora diventare una frontiera di vita e lavoro e fonte di nuove relazioni comunitarie, soprattutto per i giovani ma non solo.
Questo importante testo traccia un percorso che parte dai contadini dell'Ottocento e arriva sino alla contadinità del Nuovo millennio, attraverso il filo rosso comune dello stare sulla terra e la ricerca delle pratiche individuali e collettive, che possano permetterci di vivere bene con la Madre Terra.Dalla fine del Novecento si moltiplicano le esperienze di ritorno alla terra ed altre si rinnovano partendo dalla tradizione, sorgono nuovi movimenti e spazi rurali abbandonati vengono riabitati.
Nel mentre, l'economia capitalista procede nel percorso di privatizzazione e trasformazione in merce degli elementi fondanti le agricolture (acqua, terra, piante, sementi, animali...) provocando degrado e sfruttamento, sia sociale che ambientale; nello stesso tempo, l'immaginario contadino viene fatto proprio dalle imprese commerciali, banalizzandolo o rendendolo elitario secondo i mercati. Per radicare e dare un futuro alle agricolture contadine di oggi, possibile alternativa all’agricoltura industriale, è importante conoscere e saper rileggere le storie collettive degli uomini e delle donne, dei contadini salariati o piccoli proprietari, delle comunità contadine, che prima di noi hanno vissuto sulle nostre terre. Vite semplici e dure, tra miseria e lotte sociali, affamati di terra, tradizionalisti e anarchici, localisti e migranti, ossequienti e resistenti…
Terra e Libertà vengono spesso coniugati insieme, e non a caso: una risorsa concreta e un ideale fondamentale di tutte le civiltà, a cui i contadini, primi fra tutti, sono da sempre strettamente legati.
Eppure oggi entrambi questi valori sono minacciati, calpestati o emarginati. I connotati prevalentemente non-capitalistici, o a-capitalistici, del sistema agrario, capace di provvedere a sé stesso e generare indipendenza nella vita delle persone, sono forse proprio la causa dell'attuale ostruzionismo dei governi verso lo sviluppo dell'agricoltura, che pure potrebbe offrire soluzioni concrete a molti degli attuali problemi sociali ed economici. I nuovi contadini, consapevoli degli errori del passato e attrezzati con quanto di realmente utile offre la modernità, sono forse l'unica alternativa possibile, e di certo la più sana, ai modelli sociali offerti dalla globalizzazione e dalle multinazionali.
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