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In questo capitolo cercheremo di esplorare un' area della vita emotiva che è stata relativamente ignorata dalla letteratura sullo sviluppo infantile, sulle dinamiiche familiari e psicoanalitica in generale anche se, a mio parere, non dalla pratica psicoterapeutica con i bambini né, come ha sottolineato Mitchell (2006), dallla psicoanalisi di gruppo, entrambi contesti in cui la comprensione dell'importanza del ruolo dei fratelli apppare imprescindibile. L'interesse teorico della psicoaanalisi per le relazioni fraterne, tuttavia, si è esteso solo in anni recenti. Si potrebbe dire che il quadro di riferiimento contemporaneo intenda ormai in senso più ammpio il concetto di Winnicott secondo cui è impossibile concepire anche mentalmente un bambino senza la presenza di una madre.
Dopo tutto, se esiste una maadre deve esistere anche un padre, seppure assente. Annche i nonni sono figure molto significative così come lo sono, naturalmente, i fratelli. Nelle famiglie con più fiigli è evidente l'importanza dei fratelli per l'identità di un bambino, ma vedremo anche come i figli unici diimostrino comunque di affrontare, nel loro mondo innterno, la mancanza di fratelli e sorelle nel mondo esterrno. L'importanza dei fratelli immaginari come sostituti di qùelli mancanti si colloca nell' ambito più generale dei compagni immaginari, un tema recentemente appprofondito da Adamo (2006).
La lettura dei casi clinici classici di Freud, degli anaalisti successivi e degli psicoterapeuti dell'infanzia ci presenta una visione molto intensa delle relazioni fraaterne. L'erudito contributo di Sherwin-White (2007) ha dimostrato l'attenzione e l'interesse di Freud per le tematiche riguardanti tali relazioni, fornendo così un utile contrappeso alla tesi secondo cui la scoperta dei fratelli sarebbe appannaggio degli psicoanalisti del XXI secolo. Ciò nonostante, l'attuale rivalutazione di queste figure da parte della teoria psicoanalitica (Mitchell, 2003; Coles, 2003; 2006; Lewin, 2004) si sta mostrando comunque utile perché rientra nel campo di interesse non solo dei terapeuti, ma anche dei genitori e di colooro che pianificano la politica familiare dello Stato.
L'aspetto prevalente, da tutti riconosciuto, è stato quello della rivalità fraterna, un concetto teorizzato da Freud nell' ambito della sua teoria generale dello svilupppo emotivo e sessuale, che tuttavia trascura la dimennsione dell' amore tra fratelli ponendo decisamente l'acccento sull'ostilità, sulla competizione distruttiva e sull'iidea che non ci sia mai sufficiente amore per tutti: su di un'inevitabile mancanza, diremmo con Lacan. Gli auutori più recenti hanno iniziato a rivedere questa conceezione, ma nella vita familiare e nel lavoro terapeutico mi sembra sia stato sempre evidente che l'ambivalenza (la combinazione di odio e amore) caratteristica di altre relazioni profonde sia tipica anche di quelle fraterne. Inoltre, l'esperienza personale e professionale con i bambini mette ripetutamente in luce l'importanza vitaale dei fratelli reali, perduti o immaginari.
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