Dal libro: "Il mio prezioso corpo umano rotola sul pavimento e l’urlo che non posso emettere, completamente bloccata eppure viva e lampeggiante la “A” rossa della gola, esce dai pori della pelle. Rotolo e rotolo e ricordo l’urlo, è lo stesso che qualche giorno fa mi ha svegliata una mattina, una voce acuta e disperata che interrompe il sonnecchiare pigro e denso di sogni confusi prima del risveglio. “Ho paura”. Smetto di rotolare e cerco di capire chi in quel modo silenzioso strilla che ha paura.
Non posso essere “io” visto che il mio io ego sé cosciente eccetera se ne è andato, inghiottito dalle increspature ghiacciate del lago che l’ha risucchiato. Il lago dell’inconscio pieno di spazzatura e di rifiuti di ogni genere, censure che hanno bloccato emozioni e sensazioni scomode, ne hanno fatto un fagotto stretto e buttato nell’acqua. Oppure il lago dove si annida profondo il nostro sé divino, la particella consapevole che ci unisce con la coscienza cosmica, e chissà se è vero.
Fatto sta, e questo è vero, che il mio “io” forse nel lago è morto affogato. E chissà com’era l’acqua sotto le increspature ghiacciate, se gelida di vortici e alghe o tiepida e melmosa. In ogni caso visto che il mio “io” scappato o morto non c’è chi è che piange la sua paura? Smetto di rotolare e tento di pensare nel silenzio minaccioso, un silenzio dove niente sostituisce il “sé” fuggitivo (o morto), e intendiamoci non è che mi domando “chi sono” e perché esistenziali e altre cose illuminanti. Mi domando “dove” sono andata".