Questo volume è incentrato su una delle questioni più spinose che da sempre accompagnano l’uomo: la consapevolezza della propria morte. Una consapevolezza che la medicina contemporanea ha pericolosamente offuscato, dando l’illusione che qualsiasi patologia possa essere debellata e che la morte costituisca un evento "innaturale". Prendendo le mosse dalle riflessioni già presenti nell’antichità classica e nella tradizione ebraico-cristiana e snodandosi lungo un percorso che tocca le suggestioni proposte dall’immaginario letterario riguardo al rapporto medico/morte, il saggio approda alle attuali delicatissime discussioni su eutanasia e accanimento terapeutico, con l’obiettivo di far emergere un problema ormai ineludibile che coinvolge non solo il destino della medicina, ma anche gli assetti futuri della convivenza civile.