Negli ultimi due decenni il mondo ha assistito alle migrazioni più ampie mai registrate nel corso della storia. Si stima che ottanta milioni di persone abbiano abbandonato i propri paesi. Il testo affronta, in maniera magistrale, il problema dell'essere senza tetto dei rifugiati, i loro tentativi di recuperare un senso di «casa», le loro esperienze personali, o come testimoni, di violenze – fisiche ed emotive – subite. Nel tracciare la distinzione tra il senso profondo di «casa» e quello di non averne una, e i significati – individuali e collettivi – della violenza e del trauma, gli autori forniscono interpretazioni fondamentali alle questioni dell'emigrazione e del trauma, due fenomeni che sono stati concettualmente fusi, e confusi, nel trattamento degli emigranti e, in particolare, dei rifugiati. Il volume offre una prospettiva ampia ed esaustiva sulle questioni centrali del lavoro con i rifugiati e la sua peculiarità consiste nel non limitarsi al trattamento terapeutico concreto, ma nell'affrontare ogni sfaccettatura dell'esperienza del rifugiato da una prospettiva terapeutica.