Ci stiamo accorgendo in maniera drammatica che le società contemporanee vanno alla deriva perché non possono continuare a crescere sempre più, consumando materie prime, energia e logorando la terra. La crescita economica non è più la soluzione ma il problema. Per aprire un futuro alle nuove generazioni, dobbiamo mettere in discussione l’immaginario della crescita e abbandonare la religione dell’economia, del progresso e dello sviluppo ad ogni costo. Non si tratta di fare l’apologia del pauperismo, ma di lavorare per un altro tipo di economia e adottare un’altra visione di cultura, di felicità, di benessere. Questo processo di descrescita impone di cambiare concetti e valori, ma anche di trasformare strutture, di rivedere i nostri stili di vita, di rilocalizzare l’economia. Come è possibile operare la transizione da una società di crescita a una di descrescita? Ecco un interrogativo che è culturale, prima ancora di essere sociale e politico e che diventa sempre più attuale nella crisi contemporanea.