Girard riassume e insieme proietta in avanti, a più di un trentennio dall’uscita del suo libro capitale – in cui con abbagliante nitidezza indicava nel sacrificio l’evento primordiale, costantemente ripetuto e trasfigurato, dal quale la società trae la sua origine mediante il legame fra violenza e sacro –, i fondamenti della propria visione in un testo composito che include una lunga, serrata conversazione.
È lo stesso Girard a presentarcelo: «Nei tre saggi che costituiscono la prima parte del libro, come nella conversazione con Maria Stella Barberi che forma la seconda parte, rispondo a obiezioni che mi si rivolgono da tempo, e che non sono mai state affrontate nei miei libri precedenti, o tutt’al più sfiorate. Nello stesso tempo, proseguo l’esplorazione dei temi che mi stanno a cuore, mediante esempi concreti, e all’interno di un quadro più attuale che nei miei scritti passati».
E il lettore non potrà non essere colpito dal fatto che il primo di questi temi è il terrorismo, considerato anch’esso come conflitto mimetico, e il secondo il cosiddetto «etnocentrismo» della cultura occidentale. Non privo di punte polemiche (la più acuminata nei confronti di Lévi-Strauss), La pietra dello scandalo rappresenta per René Girard «una tappa significativa», un primo bilancio, egli scrive, «sulle ricerche che vado conducendo da più di quarant’anni».