Questo libro costituisce l'unico esempio di testo che illustra le pratiche iniziatiche cinesi e in particolare il taoismo operativo. Su esso, il noto sinologo Richard Wilhelm è stato il primo ad attirare l'attenzione, dopo essere riuscito a procurarsi una copia del libro, in precedenza riservato ad organizzazioni segrete.
Gli insegnamenti corrispondenti erano stati per lungo tempo trasmessi per via orale; essi sono attribuiti al Maestro Lu-Tzu, che visse fra la fine dell'VIII e il principio del IX secolo d.C., ed hanno per oggetto procedimenti di una "alchimia interiore", spirituale, la quale con particolari tecniche di meditazione e di direzione delle correnti sottili dell'organismo mira alla trasmutazione e all'integrazione dell'essere umano, alla dischiusura della coscienza sulla trascendenza e sull'Originario, dischiusura simboleggiata appunto dal "Fiore d'Oro".
Gli insegnamenti si rifanno non solo al taoismo ma anche alla forza "Zen" (in cinese: Ch'an) del buddhismo. Si tratta di un documento assai interessante, unico nel suo genere, anche se dal contenuto talvolta "ermetico" e misterioso per la natura stessa dell'argomento, che però il Grison ha cercato di lumeggiare in un ampio studio introduttivo nel quale egli si rifà ad un insieme di tradizioni affini, sia dello stesso ceppo che di altre aree culturali.
Tradotto in diverse lingue, questo Trattato sul Fiore d'Oro viene ormai considerato come un classico della letteratura esoterica, ma non è privo di interesse anche da un punto di vista non specialistico o di storia delle religioni.