Curzio Maltese ha usato, rielaborato e ampliato il materiale immenso dei reportage realizzati per “la Repubblica”, trasformando una “inchiesta” sulle città italiane in un sorprendente documento che riconduce il lettore alle radici di un malessere non solo politico o civile (forse più facile da riconoscere), che ha a che fare con l’amministrazione dei luoghi in cui vive: le città. Ci sono, in questo panorama, città capitali come Milano (ed ecco allora che Maltese registra il passaggio dalla città operaia e borghese a una città ricca, opulenta ma senza identità), e città provincia come Rimini e Taranto, l’una al centro di una vera e propria deriva etnica (i ricchi russi ma anche l’immigrazione slava povera o poverissima), l’altra al centro di uno dei più significativi episodi di catastrofe amministrativa (una donna sindaco che nel progetto di Berlusconi avrebbe dovuto guidare la rinascita e che invece ha finito per determinare la bancarotta del danaro pubblico).
Curzio Maltese insegue immagini che schizza con rigore e pertinenza, al di là dei cliché e del giornalismo passivo. Insegue personaggi, li tallona, li fa parlare sia quando vogliono, sia quando si oppongono. Percepiamo nell’insieme una testimonianza presa dal vivo, capiamo chi sono i padroni e come sono modellati i servi.