Per il suo carattere insolito, il presente volume si affida completamente al lettore attento, motivando di volta in volta i propri procedimenti, sollevando e discutendo, esso stesso, le obiezioni cui apparentemente si espone. Perciò praticamente non vi sarebbe che un avvertimento da da re al lettore: che il libro non può esser usato per consultazioni saltuarie senza una previa lettura dalla prima all'ultima pagina. Riprendere in esame il problema degli eroi greci potrebbe sembrare, a tutta prima, una fatica sprecata, se non un atto di audacia presuntuosa. Non è forse stato detto su quest'argomento classico degli studi tutto ciò che poteva dirsi? I dati non sono rimasti forse sostanzialmente gli stessi che erano noti anche diversi decenni or sono?
Vi è ancora qualche possibilità di dire in questo campo, cose nuove o approdare a risultati più solidi di quelli finora raggiunti? La risposta a quest'ultima domanda è interamente affidata al presente volume. Allievo di Karl Kerényi, Brelich ha scelto negli Eroi greci di percorrere una strada divergente da quella del maestro, e di procedere risolutamente verso una prospettiva storica e comparatistica. Muovendosi tra antropologia, etnologia, archeologia, storia e filologia, Brelich riesce così a estendere e al tempo stesso a rendere più nitido l'orizzonte d'indagine, e attraverso la sua magistrale analisi degli eroi greci – enigmatici nell'orizzonte culturale moderno, dove "c'è ancora posto per un'idea di dio, ma difficilmente per esseri “semidivini”» - permette di cogliere in tutta la sua specificità il rapporto, in Grecia, fra rito e mito.