Questo libro avvicina sapientemente il lettore alle figure della religione olimpica – e al loro peculiare modo di manifestarsi – seguendo una duplice via: da un lato Otto esamina il culto dei dodici dèi olimpici (soffermandosi anzitutto su Atena, Apollo, Artemide, Afrodite, Ermete), dall’altro ce li presenta come esseri che, grazie alle loro divine epifanie – tanto diverse eppure così sottilmente collegate le une alle altre –, vivono una vita inesauribile, compiuta in sé.
E ammirevole è la sua prosa allorché si confronta con le più enigmatiche fra le divinità, come nel famoso ritratto di Ermete, dove lo stile di Otto ci appare in tutto il suo evocativo nitore: alto e insieme capace di filtrare una impeccabile dottrina – e di parlare degli dèi in un modo che i suoi soggetti certamente non riterrebbero inappropriato. La raffigurazione della religione omerica che ne risulta – «coscienza sempre viva della prossimità del divino», «pura forma del mondo», spazio della conoscenza e della luce – ha costituito un modello per intere generazioni di studiosi di cui Otto è stato il maestro, primo fra tutti Karl Kerényi, ed è stata non meno presente a chi ha sempre guardato a lui – è il caso di Heidegger – come a un illuminato interprete del passato.
Gli dèi della Grecia uscì per la prima volta nel 1929. La presente edizione è arricchita da un saggio inedito su Zeus, la divinità suprema che ancora mancava all’appello nel testo originale tedesco – testo che in questa versione raggiunge così definitiva completezza.