Diario orientale di un occidentale che cerca a tutti i costi di restare tale, questo libro ci regala alcune delle più belle pagine mai scritte sull'India (magistrali quelle su Benares agli inizi del Novecento), oltre a condurci direttamente davanti all'eterna tentazione dell'Oriente, alla sua promessa di "un senso nuovo e più pieno".
Quando si imbarca a Genova alla volta dell'Oriente, nell'ottobre del 1916, Hermann Keyserling ha 31 anni.
Ha già scritto ponderosi trattati filosofici ed è gia noto nei salotti di Vienna e Parigi come un raffinato ed erudito aristocratico estone (era nato in Livonia da un'antica famiglia tedesca).
Da perfetto dandy, Keyserling si imbarca convinto che "uno spirito radicato nel proprio sé" come il suo, "nel fare il giro del globo" non possa che ruotare "attorno al proprio asse", e non abbandonare mai se stesso.
Naturalmente, durante il viaggio, accadrà inevitabilmente il contrario: in Himalaya, addirittura, avendo l'impressione che la sua "meta si trovi nel mahatmismo", Keyserling si sentirà "maturo per uscire dall'umanità".