La parola si allontanò dagli dèi; ella entrò nelle acque. Gli dèi la chiamarono indietro. Le acque dissero: “Se ve la restituiamo, quale sarà la nostra ricompensa?” “Quel che volete” “Che qualsiasi sostanza impura – dissero le acque – che l’uomo scaricherà in noi, non si mescoli a noi, non ci insozzi”. […]
La parola, dopo che le acque l’ebbero restituita agli dèi, scappò di nuovo e si rifugiò negli alberi. Gli dèi la chiesero indietro, ma gli alberi non vollero consegnarla. Gli dèi maledissero gli alberi: “Un manico ricavato dalla vostra stessa sostanza sarà attaccato al fulmine che vi abbatterà”.
Per questo gli alberi vengono abbattuti con un’ascia il cui manico è fatto della loro stessa [sostanza]… Gli alberi ripartirono la parola in quattro oggetti diversi: il tamburo, il liuto, l’asse e il flauto. Per questo la parola degli alberi che è all’interno degli strumenti di legno è la più potente e la più piacevole. Perché è la parola degli dèi.