«La gatta» è una fiaba romena di intrigante complessità e di immenso fascino. È la storia di una principessa che, all’età di 17 anni, viene trasformata in gatta e che non potrà tornare donna finché un figlio dell’imperatore non le tagli la testa... Finalmente uno dei figli dell’imperatore, in giro per il mondo in cerca del finissimo lino, la incontra, se ne innamora e spezza l’incantesimo. Perché e in che modo tutto ciò accade è il vero tema di questo saggio. M.-L. von Franz, con l’erudizione, l’eloquenza e la spontaneità che l’hanno sempre contraddistinta, ancora una volta ci delizia con l’analisi dell’universo archetipico che si cela dietro la trama della fiaba, e ci ricorda quanta immensa saggezza sulla psicologia individuale e collettiva vi è compresa.
I simboli nascosti nei singoli elementi del racconto – nella figura dell’imperatore, in quella della gatta, nelle mele d’oro, nei prodotti naturali così come nei fenomeni naturali, ecc... – man mano brillantemente ricercati, svelati e collegati tra loro, formano i grandi temi della redenzione e dell’unione degli opposti, sia dal punto di vista della psicologia individuale che collettiva. Quella de La gatta è una vorticosa danza degli archetipi intorno al principio femminile. Il racconto mostra come l’attivazione di questo principio, sia in determinate fasi dello sviluppo individuale che in certe fasi della vita collettiva, si renda necessaria per compensare l’atteggiamento patriarcale dominante. E quando la trasformazione si compie, il vecchio ordine deve lasciare il posto al nuovo. Come a dire, mai mettere il vino nuovo nell’otre vecchio.