Che cosa ci viene in mente se pensiamo alla parola “inquinamento”? Inquinamento dell’aria, dei fiumi, dei mari, ghiacciai che si sciolgono e foreste che scompaiono, città irrespirabili: il pianeta che muore. Eppure c’è un inquinamento più sottile e subdolo, i cui effetti sono meno riconoscibili, ma ancora più drastici: è l’inquinamento mentale. Non sono la co2, le nanoparticelle, i gas di scarico, i furani e il mercurio ad inquinarci il cervello, ma i messaggi pubblicitari, i telegiornali, il quaquaraqua della politica.
Perché non pensiamo all’inquinamento del nostro cervello e cominciamo a porvi rimedio? Praticare un po’ di ecologia mentale non è difficile e può avere risultati strabilianti. Possiamo iniziare da qualche piccola mossa strategica: se ho ancora la televisione in casa posso pensare di liberarmene e di passare le mie serate leggendo libri, parlando con le persone che sono a tavola con me, invitando degli amici dopo cena per condividere qualche profondissimo pensiero esistenziale o, più semplicemente, per passare qualche ora a sbellicarsi dalle risate ricordando i tempi del liceo.
Se proprio mi va male posso anche pensare di farmi una partita a Trivial Pursuit: potrebbe capitarmi una domanda sul WTO, ma almeno avrei spento la “cattiva maestra televisione” – come scriveva Karl Popper il quale auspicava che sulle televisioni ci fosse scritto “tenere fuori della portata dei bambini”: insomma uno che l’aveva capita.
C’è chi sta gia pensando a degli occhiali per difendersi dall'inquinamento visivo dei cartelloni pubblicitari – perché lo spam è ovunque: un’invenzione futuribile e provocatoria che ci auguriamo possa venire presto realizzata! Mettere in discussione la pappa pronta che ci viene servita ogni giorno non è difficile, è anzi divertente perché ci permette di vedere l’assurdo celato nel quotidiano e ci aiuta a trovare vie di uscita originali.
Poi, quelli dello staus quo, quelli con la ventiquattrore in pelle umana e il micro cellulare sottocutaneo, quelli che hanno studiano alla school of economics di chissàdove, ci diranno che il mondo che stiamo immaginando – quello senza banche, senza debito, senza governanti corrotti, senza ingiustizie, senza cibo ogm – è utopico. Compatiamoli, i poverini: evidentemente non hanno capacità di visione. Magari un giorno anche loro riusciranno a spegnere la televisione. Leggi l’articolo nella sua forma integrale sul Consapevole 14!