"La grande, la sola obiezione che si può fare contro l'autenticità del libro di San Tomaso, non è basata su alcun fatto, alcun atto, alcun anacronismo, alcuna contradizione costituente una prova valevole in paleografia o in bibliografia. Questa obiezione si riassume così: "L'Alchimia essendo un'opera del Demonio o quanto mai un pietoso sogno, non può avere ad essa prestato fede un santo, un potente genio qual fu Tomaso d'Aquino, colui che fu soprannominato a buon diritto da Pico della Mirandola Splendor Theologiae, da Erasmo Vir non sui saeculi, da Vives Scriptor de schola omnium sanissimus, la cui dottrina fu approvata con decreti dell'Università di Parigi e da tre papi, Innocenzo V, Urbano VI e Giovanni XXII."
"Qual'è dunque la teoria di San Tomaso? Che gli Alchimisti non fabbricano oro ma semplicemente tramutano gli accidenti esteriori dei metalli. Vuol ciò condannare l'Alchimia? È evidente che no. Egli insegna che non si può trasformare la materia né cambiare la sua intima natura, poiché la materia à una. Ma riconosce che possono cambiarsi gli accidenti, le specie, per parlare il linguaggio scolastico. E che forse gli Alchimisti hanno mai insegnato una cosa differente da questa?"