Trent’anni dopo quel 1977, anno in cui in molte università italiane esplose la protesta di un movimento studentesco assai diverso da quello del 1968: meno ideologico, slegato dalla disciplina di gruppi e partitini, animato da un lato dall’ala creativa e dagli “indiani metropolitani”, dall’altro da autoriduzioni, espropri “proletari” e dalla violenza dell’autonomia operaia, che sarebbe poi sfociata nel terrorismo. Questo libro racconta la storia di un “collettivo” di studenti, il collettivo di Giurisprudenza dell’Università di Bologna: la città che del ’77 fu il cuore, dolce e duro a seconda dei momenti.
Cinquanta membri di quel collettivo, ritrovati e interrogati dall’autore – il giornalista e scrittore Enrico Franceschini, che era uno di loro –, riflettono su cosa è stata quell’esperienza, come li ha cambiati, cosa sono diventati oggi: ricordi, rimpianti, illusioni, bilanci, confronti. Una testimonianza a più voci, in “collettivo” appunto, per spiegare “come eravamo” e “chi siamo”, com’era una certa Italia di trent’anni fa e com’è l’Italia del 2007. Una seduta di autocoscienza di gruppo – così sarebbe stata chiamata all’epoca – su politica, terrorismo, droga, violenza, amore, amicizia, soldi, ideali, televisione, musica, cinema, narrativa, pubblico&privato. Un modo di fare i conti con una stagione di passioni giovanili che ha segnato una svolta nel nostro paese, e anche – o forse soprattutto – una maniera di raccontare quella stagione a chi non c’era, ai ventenni di oggi, ai figli dei ventenni del ’77.