Sta nei dettagli la differenza tra il dire e il fare. Indispensabili per tradurre nel concreto principi come “salvare il pianeta” o “costruire un’umanità migliore”… Un manuale ricco di idee e suggerimenti preziosi per modificare positivamente abitudini individuali e collettive, e contribuire nel nostro piccolo a salvare il pianeta.
“Produciamo quello che consumiamo” fu uno degli slogan della rivoluzione guidata dal presidente Sankara in Burkina Faso negli anni ottanta. Se caliamo questa lontana realtà alla nostra quotidianità, potremmo dire: “Produciamo almeno una parte di quei beni e servizi che consumiamo”. Certo non siamo in un paese povero come il Burkina Faso. Tuttavia, è ancora lunga la lista di ciò che perfino in città una persona può produrre da sé, parzialmente dissociandosi dallo sfruttamento del lavoro e dell’ambiente. Parliamo di spicchi marginali? Forse no. La studiosa Hazel Handerson raffigura l’intera economia umana come una torta a tre strati. Ai primi due non è attribuito valore monetario, eppure reggono il terzo.
Lo strato di base è l’economia di madre natura, ovvero la base di risorse naturali; il secondo è l’economia informale o sociale, centrata sul dono e comprende: il fai da te nelle sue molteplici forme, le strutture comunitarie e familiari, il governo della casa, le cure parentali, il volontariato, il baratto, l’aiuto reciproco, la produzione casalinga per l’uso, l’agricoltura di sussistenza. Come si vede, un mix di servizi offerti gratuitamente, e di produzioni materiali fuori dal circuito di compravendita. Metà della torta produttiva, per la Handerson, non ha valore monetario. Gli strati superiori, monetizzati, sono il settore pubblico con valore monetario (infrastrutture e servizi) sul quale poggia la produzione privata, il consumo, gli investimenti, i risparmi.
Se alcune possibilità di autoproduzione di beni e servizi sono ben note e “automatiche” (cucinare, pulire casa, il bricolage spiccio), altre sono meno note, soprattutto fra i “cittadini” che non hanno attrezzi né terra a disposizione. Eppure, i margini di autoproduzione sono ampi e riappropriarsene significa sottrarre cellule al mercato e contribuire a riequilibrare una realtà in cui la produzione materiale è concentrata in poche affaticate mani, oppure richiede un insostenibile apporto di energia fossile per i macchinari e i sistemi di produzione.
Questo manuale si rivolge agli individui ma cerca anche risposte collettive, nel senso che vuole ispirare e aiutare comportamenti attraverso dettagli pratici e imitabili della conversione ecologico-sociale, ma anche empatica (rispettosa dei viventi) e autogestita.