La domanda essenziale a cui allude il titolo dell’opera è "Che cos’è la Verità?"; tale domanda rappresenta uno dei quesiti fondamentali che da sempre si sono posti gli uomini di ogni epoca e luogo e le sue implicazioni sono qui investigate in profondità alla luce della dottrina dell’esoterismo islamico. Qâshânî, esponente della scuola del celebre Ibn ‘Arabî, riconduce alla loro reale portata metafisica gli insegnamenti del Sufismo delle origini, dimostrandone la vocazione universale e l’attualità perché l’uomo, oggi come allora, non ha cessato di ricercare la Verità. Il trattato che presentiamo, sin’ora inedito, è tradotto dall’originale arabo e proposto per la prima volta ai lettori occidentali.
Dall'Introduzione
Qâshânî e le sue opere ‘Abd ar-Razzâq Kamâl ad-Dîn Ibn Abû al-Ghanâ’im al-Qâshânî , uno dei principali commentatori dell’opera di Ibn ‘Arabî nonché strenuo difensore della sua dottrina, visse a Kâshân, nella regione iraniana del Jibâl, all’epoca della dominazione degli Ilkhânidi; morì probabilmente intorno al 730 dell’Egira, corrispondente al 1329 d.C. , nel periodo del regno di Abû Sa‘îd (716-736 /1316-1335). I dati biografici che possediamo sono estremamente esigui e ci provengono quasi esclusivamente dal Nafahât al-uns, una raccolta di biografie concernenti personaggi del Sufismo ad opera di ‘Abd ar-Rahmân Jâmî (m. 898/1492) , esponente della scuola di Ibn ‘Arabî (560-638/1165-1240) e noto poeta persiano; egli riporta per intero una lettera di Qâshânî ad un contemporaneo, ‘Alâ' ad-Dawla as-Simnânî (m. 736/1336), appartenente all’ordine Kubrâwiyya.
Il testo , di grande valore storico e dottrinale, è una articolata difesa dell’ortodossia delle formulazioni dottrinali di Ibn ‘Arabî, che rappresentavano il fondamento del pensiero di Qâshânî e furono invece aspramente contestate da Simnânî, forse per una mala interpretazione della terminologia connessa all’esposizione stessa delle tesi di Ibn ‘Arabî. Dalla fonte autobiografica del nostro autore apprendiamo che egli ebbe una formazione intellettuale classica basata sullo studio della teologia e delle scienze giuridiche, sebbene non si sappia a quale scuola appartenesse, al punto che si è sostenuto fosse sciita o perlomeno di forti tendenze alidi , ma nessun dato può confermare con certezza tale ipotesi; studiò anche la filosofia, come emerge dal fatto che talvolta riferisce alcune opinioni ascrivendole ai filosofi ma, non pago delle scienze esteriori, si indirizzò a quella che chiamò la vera Scienza approdando infine al Sufismo.