I nuovi guerrieri hanno il volto di bambini, imparano presto e bene, sono temibilissimi perché non conoscono altro. I governi potrebbero fare molto per disarmarli e reintegrarli, ma le armi costano poco e le loro vite quasi nulla. Forse il futuro ci riserva sempre più guerre combattute da soldati bambini? La prima analisi dettagliata e completa di un fenomeno in costante espansione in tutto il mondo.
Questo libro è uno studio serio su come sta cambiando il modo di fare la guerra. Il fenomeno dei bambini soldati è la spia e insieme l’aspetto più atroce di tale trasformazione. La loro presenza sui campi di battaglia è una novità dei conflitti contemporanei: dall’Europa (Balcani, Kurdistan turco) all’Asia (Medio Oriente, fascia caucasica, Sri Lanka, Sudest asiatico), dall’Africa (Sierra Leone, Sudan, Congo) all’America centro-meridionale i bambini vengono “reclutati” negli eserciti regolari e irregolari. L’uso sempre più massiccio di bambini soldati nasce dalla fine della Guerra fredda e dall’instabilità che la globalizzazione comporta nella maggior parte dei paesi post-coloniali. Qui, dove gli stati sono fragili, la disponibilità di armi letali e poco costose consente anche a gruppi piccoli, spesso privi di sostegno popolare, di trasformarsi in bande armate che si battono per il controllo delle risorse economiche.
Il “reclutamento” dei bambini diventa sistematico proprio perché risponde alle esigenze di questi nuovi conflitti: sono facilmente manipolabili, imparano in fretta a maneggiare armi leggere e letali, non costano e sono sostituibili. Vi hanno fatto ricorso piccoli gruppi guidati dai “signori della guerra”, ma anche eserciti di stati sovrani, come l’Iran, e il loro utilizzo va diffondendosi in tutto il mondo. L’uso dei bambini cambia le guerre e le rende più violente e atroci. Per stroncarlo bisogna fare in modo che non sia più conveniente. Singer propone che lo si dichiari crimine contro l’umanità.
Gli adulti responsabili devono essere giudicati da tribunali ad hoc e da tribunali internazionali. I bambini, al contrario di quanto avviene oggi, non devono essere perseguibili, nonostante siano responsabili di reati gravissimi, proprio perché bambini. Al loro recupero – lungo e difficilissimo e al quale è dedicato l’ultimo capitolo – vanno riservate risorse importanti: la loro riabilitazione è il primo passo per arginare il dilagare della violenza.