In quest'opera autobiografica, breve ma ricca di spunti di riflessione, Soko Morinaga Roshi (Superiore del Daishu-in di Kyoto) rievoca i lontani giorni del suo apprendistato, l'apparente durezza (ma intrisa di profonda partecipazione umana) dei suoi maestri, e ci insegna che solo attraverso una disciplina severa - interiore ed esteriore - si può sperare di giungere al satori, quella folgorante intuizione che è il fine ultimo dello Zen.