Il presente testo è la prima traduzione integrale dell’opera d’esordio di Giordano Bruno, pubblicata a Parigi nel 1582. Neoplatonismo e copernicanesimo si intrecciano nell’elaborazione di una nuova e rivoluzionaria visione del mondo naturale, del divino e dell’uomo. Si apre così la via all’esaltazione della libertà dell’atto conoscitivo in un universo infinitamente esteso e pervaso di vita.
L’arte della memoria, da mero strumento di erudizione o affermazione sociale, diviene struttura conoscitiva nuova e aperta. Bruno costruisce così una geniale sintesi di teoria e pratica: l’agilità e la potenza dell’immaginazione sono la chiave di un’arte che intende “imitare” e inglobare una natura rinnovata, in cui il movimento non è più inteso come mutevolezza ma come fondamento stesso di una vita emergente dall’abisso divino e insondabile della materia infinita.
L’opera di Bruno è anche documento fondamentale di uno “strappo” culturale prodottosi agli albori della modernità nel cuore dell’Europa rinascimentale, oltre che di una consapevole sfida alle consuetudini e alle chiusure politico-culturali del suo tempo.