Nel 1934, al rientro della spedizione Dakar-Gibuti, prima missione intensiva sul campo promossa dall’etnologia francese – dunque ben prima dei Tristi tropici di Claude Lévi-Strauss (1955) o degli Itinerari di Alfred Métraux (1978) – Leiris pubblica il diario L’Africa fantasma, rivoluzionaria e scandalosa trascrizione del quotidiano oggettivo e soggettivo del viaggio.
Inizia così, sorretto da un netto rifiuto dell’eurocentrismo e del colonialismo, il percorso lungo il quale Leiris ha sapientemente intrecciato letteratura ed etnologia in un unico progetto antropologico, un progetto che rimane tra i più originali del xx secolo: «Accrescere la nostra conoscenza dell’uomo, tanto per la via soggettiva dell’introspezione e dell’esperienza poetica, quanto per la via meno personale della ricerca etnologica».
Oltre ai Cinque studi di etnologia raccolti nel 1969 intorno al saggio Razza e civiltà e alla feroce denuncia L’etnografia e il colonialismo, il volume presenta una serie di testi all’incrocio fra etnologia e letteratura che testimoniano come «la poesia, insieme al desiderio di scuotere il giogo della nostra cultura», sia all’origine di quella particolare forma di etnografia – «arte non meno che scienza», nelle parole di Lévi-Strauss – che ha fatto di Leiris un punto di riferimento dell’etnografia contemporanea.