Il termine Graal è misterioso e affascinante; è inoltre un termine chiave per le letterature occidentali che non designa un oggetto ma un insieme di idee e di credenze, che rappresenta un simbolo venutosi a creare per un bisogno epocale di spiritualità. Oggetto di quest'opera multidisciplinare non è dunque la «coppa» in quanto tale ma ciò che vi è contenuto, il mito da essa irradiato nei secoli.
I contributi presenti nel libro spostano il punto di osservazione da numerose angolazioni: l'analisi delle origini del mito - sul quale convergono favole, leggende e credenze primitive che soddisfacevano ad un umano desiderio di conoscenza del proprio destino - è stata condotta dall'etnografo R. Nelly; R. Guénon ha collaborato sviluppando il senso esoterico insito nel Graal, mentre una lettura più tradizionale è stata svolta da H. Class, studioso di mitologia e di folklore.
Non è assente la riflessione sulle opere letterarie medievali che trattano con infinite varianti un simile tema. Esperti e ricercatori di filologia romanza si contrappongono sull'origine di esse: se per J. Vendryes, filologo docente alla Sorbona, il ciclo del Graal è nato dall'antico e composito sottofondo francese, per J. Marx invece, sostenitore delle fonti arturiane, gli inizi vanno ricercati nel romanzo bretone. Inoltre, sul ciclo francese gli interventi di esperti di letteratura romanza sono vari e molteplici: Lot-Borodine, J. Frappier, A. Micha, E. Hopffener e F. Ranke.
Completano il giro d'orizzonte, allargando la riflessione su tutta la letteratura europea, J. Fourquet, Y. De La Hire, L. Rigaud e A. Viscardi, perfetto conoscitore delle influenze del Graal in Italia. Ma la luce del Graal che ha pervaso tanti secoli è filtrata fino a noi, ravvivandosi nelle opere letterarie dei simbolisti e di tanti altri nostri contemporanei: i brani riportati dal letterato G. Buraud chiariscono la sopravvivenza di questo mito, un mito che non vuole morire e non morirà mai perché è radicato nel profondo dell'anima.