"Nuda, ogni donna incarna la Natura (...). La si dovrà dunque contemplare con la stessa ammirazione e lo stesso distacco che si pone nel considerare l'impenetrabile mistero della Natura, il suo potere infinito di creazione". Così inizia il breve saggio di Eliade che dà il titolo al volumetto.
Un contributo di grande suggestione sul cerimoniale sessuale di origine yogi-co-tantrico rimasto vivo in più di una scuola buddhista o visnuita, dove il gioco erotico svolge il ruolo di un veicolo verso il Nirvana: l'esperienza paradossale della Unità che realizza la condizione divina. Altrettanto appassionante è il testo su Borabudur, il celebre tempio buddhista dell'isola di Giava di cui Eliade analizza il simbolismo cosmico.
Più precisamente, il tempio o "stupa" è un corpo simbolico di Buddha e perciò il fedele sperimenta il buddhismo visitandolo, apprendendolo come se recitasse le parole di Buddha o meditasse su di esse. Corpo mistico, il tempio è insieme monumento funerario e rappresentazione simbolica dell'universo. A questi due studi che rinviano ai contributi maggiori dello storico delle religioni si accompagna una testimonianza autobiografica: il ricordo appena velato di nostalgia del primo soggiorno in india, dal 1928 al 1931, che avrebbe marcato per sempre la vita e l'opera dell'autore, allora poco più che ventenne.