Pubblicato per la prima volta nel 1973, questo libro conserva intatte la sua carica polemica e l’appassionata difesa del precario equilibrio della vita umana che l’hanno fatto diventare uno dei testi di riferimento dell’ecologia politica.
Una proposta libertaria per una politica ai limiti dello sviluppo. A parere di Illich, lo strumento industriale ha oggi superato in molti casi quella soglia critica oltre la quale si sottrae a qualsiasi controllo e diviene controproduttivo, si allontana cioè da quegli scopi per cui era stato progettato e genera sfruttamento, uniformità, impotenza.
L’alternativa a questo stato delle cose è rappresentata da quella che Illich chiama ‘società conviviale’. Lo strumento conviviale permette un controllo personale e diretto, genera efficienza senza ridurre l’autonomia, non crea rapporti di dipendenza ed estende il raggio d’azione individuale. Convivialità, allora, sarà sinonimo di equità.