Il secondo volume dedica all'Astāvakra Gitā fornisce una guida essenziale alla struttura della lingua sanscrita, delineandone le caratteristiche fondamentali attraverso la lente del testo, e include un glossario contestualizzato, utile per orientarsi tra i termini chiave.
L'approccio adottato non si rivolge solo a chi già conosce il sanscrito, ma soprattutto a chi desidera avvicinarsi alla sua logica e al suo straordinario rigore costruttivo. Affrontare un testo come questo senza considerare la sua lingua d'origine significa rinunciare a comprenderne pienamente la profondità.
Solo entrando in risonanza con il suo ritmo, le sue sfumature lessicali, la sua essenzialità, il lettore potrà percepirla per ciò che è davvero: non una semplice esposizione dottrinale, ma una rivelazione poetica ispirata che parla direttamente alla coscienza. In questo volume dedicato alla struttura della lingua e al glossario dei termini, lo stesso dipinto di Abdelkader Guermaz in copertina, si offre a un'altra lettura. Se nel primo volume era soglia luminosa e risonanza dell'indicibile, qui si fa trama, costruzione, equilibrio segreto tra forma e silenzio.
L'opera si presenta come una griglia aperta, una partitura sottile dove ogni campo di colore vibra come un fonema: il gesto pittorico non impone, ma lascia affiorare. Le campiture rettangolari, i passaggi tonali, la tensione tra l'opaco e il trasparente, tra la materia e la sua dissoluzione, evocano la precisione della grammatica sanscrita - dove ogni parola è insieme forma e vibrazione, struttura e rivelazione.
Come il linguaggio dell'Astāvakra Gitā, anche la pittura di Guermaz si costruisce per sottrazione: nessuna figura, nessun centro, nessuna narrazione. Solo campi di possibilità, come i significati molteplici che un termine sanscrito può accogliere in sé. L'essenza non si nomina, ma si lascia intuire nelle pieghe dello spazio, nei vuoti tra i segni.
Così, nel secondo volume, l'opera diventa specchio della lingua stessa - non come codice da decifrare, ma come paesaggio da abitare. La grammatica, come la pittura, è un'arte di precisione e leggerezza, un modo per preparare il silenzio in cui la verità si rivela.