L'opera di un grande indologo "occidentale" che tuttavia non ha ricevuto iniziazioni tantriche shivaite come è stato sempre sostenuto.
L'opera è sostanzialmente un apologetica dell'omosessualità che forza assai le norme di condotta dell'ascesi shivaita, che non fa ricorso all'omoerotica come viene sotenuto dall'Auotre; si tratta di una intepretazione distorsiva e ideologica del simbolismo fallico di "shiva" che è un culto "maschile" ma non "gay".
Il culto simbolico del fallo di Shiva ha indotto questo ricercatore occidentale a pensare ad una morbosa "adorazione" del pene maschile, secondo sviuppi che hanno molto più di pornoigrafia che di ascesi spirituale.
Da prtaticante shaiva posso dire che spesso l'uso del sesso (o di pratiche esplicitamente sessuali) non è neppure contemplato restando nella forma simbolica di pratiche interiri come il kundalini yoga. In altri casi il maithuna (contatto sessuale) si pratica solo ed esclusivamente fra uomo e donna.
L'Autore semmai sembra aver preso come base per le sue speculazioni alcune forme deviate del tantrismo, assolutamente marginali nel mondo hindu.
Opera di una certa erudione, ma fallace quanto al suo obiettivo di fondo, fare dello shivaismo un culto omosessuale.
Da shaiva mi sento di dover prendere le distanze da queste interpretazioni forzose e false.