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il primo dei quattro volumi di Meier in cui si articola il suo "Trattato di Psicologia Junghiana", che egli scrisse allorché era direttore dell'Istituto "Jung". Esso consente al lettore di introdursi più agevolmente in quel campo minato che è la Psicologia complessa, quella psicologia junghiana in parte mal compresa, in parte travisata, in gran parte adulterata. Questo primo volume si riferisce più esattamente agli albori della psicanalisi, allorché Jung era ancora discepolo di Freud e le teorie freudiane scandalizzavano tutto il mondo. Meier espone e approfondisce le teorie sull'inconscio, considerato anche come fonte della creazione artistica. Nel capitolo dedicato alla teoria dei complessi, egli parla anche di "spontaneità dell'inconscio" e di complessi inconsci-spontanei. A lungo esamina i casi di lapsus, atti mancati, dimenticanze, smarrimenti e sbadataggini, valutandone il reale significato nella loro dinamica inconscia, anche se in taluni casi sono attribuibili al fenomeno di "sincronicità". Molto importante è poi il test delle associazioni verbali, esposto nei suoi principi e nella sua applicazione pratica, che oggi andrebbe senz'altro rivalutato per la sua validità.
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