All'origine di ogni cibo, c'è un seme. Il chicco di grano è l'inizio del nostro pane, il seme del foraggio mangiato dalla mucca è l'origine del nostro formaggio e un seme d'uva è la radice dei nostri vitigni e del nostro vino.
Questo libro invita a una nuova collaborazione tra agricoltori biologici e cittadini, tra coloro che coltivano la terra in modo sostenibile e coloro che con le loro scelte di consumo possono condizionare il mercato e le scelte economiche più ampie. Solo questa alleanza può garantire lo sviluppo di sementi e varietà prodotte e adattate in un'ottica di sostenibilità e di salute del cibo che portiamo in tavola, per far rivivere la biodiversità.
L’agricoltura è un riflesso del nostro rapporto con il mondo. L’agricoltura industriale riflette una relazione di sfruttamento e una visione quantitativa e materialista del vivente. Come se gli esseri umani fossero soli sulla Terra, circondati da oggetti viventi vagamente in movimento. Siccome l’empatia per loro non è affatto sviluppata, diventa facile raccoglierli, radunarli, usarli, ucciderli, lavorarli, mangiarli o venderli grazie a una mega-macchina industriale tecno-economica ben oliata.
Beh, quasi... perché, oltre alle questioni etiche che tale comportamento solleva, in particolare sul massacro di massa degli animali o sulla brevettabilità della vita, è ormai risaputo che questa mega-macchina troppo potente non solo è tossica per la biosfera e per il nostro corpo, ma anche terribilmente ingiusta, inefficiente e vulnerabile.
"Dal Seme alla Tavola" traccia la storia di questo grande distacco e, di conseguenza, l’immensa perdita di conoscenza e di relazioni intime che noi (umani) avevamo con piante, animali, funghi e microrganismi. E Véronique Chable, Gauthier Chapelle e la loro squadra insistono sul fatto che non è solo una questione di distacco, ma anche e soprattutto della volontà di controllare, “elaborare”, omogeneizzare (linee pure, varietà ibride, meccanizzazione, ecc.). Un mondo globale, freddo e quantitativo.
All’esatto opposto, con una visione intima, locale, calda e qualitativa del mondo vivente - chiamiamola “Terrestre” - c’è l’agroecologia, un’etichetta generica che designa tutti questi movimenti multicolori di ispirazione biomimetica: la permacultura, l’agricoltura ecologica, la nuova civiltà contadina, e così via.
Ci si ispira ai principi del vivente: diversità, cicli, interdipendenza, aiuto reciproco, simbiosi, autonomia, trasparenza, complessità, eterogeneità, lentezza, energie rinnovabili, resilienza, modelli caotici, chimica del carbonio, ecc. Si apprenderà negli ultimi capitoli - molto emozionanti - che questi movimenti “neo-contadini” e “bio” (agricoltori convertiti) sono attivi, creativi e caratterizzati.
Il risultato è semplice: una sostenibilità radicale.Non è un orizzonte, un’ideologia o un programma politico, è un fatto, un’evidenza e soprattutto una questione di vita o di morte.