Un antropologo pionieristico e un guaritore indigeno amazzonico esplorano la convergenza tra scienza e sciamanesimo.
“La dose fa il veleno”, dice un vecchio adagio, ricordandoci che le sostanze hanno il potenziale per guarire o nuocere, a seconda del loro uso.
Sebbene la medicina occidentale tratti il tabacco come una droga dannosa che crea dipendenza, è considerato un medicinale dagli indigeni della foresta pluviale amazzonica e insieme all’ayahuasca, rientra tra i trattamenti progettati per curare il corpo, stimolare la mente e ispirare l’anima con visioni.
In questo testo, l’antropologo Jeremy Narby e il guaritore tradizionale Rafael Chanchari Pizuri aprono un dialogo interculturale che esplora le somiglianze tra ayahuasca e tabacco, il ruolo di queste piante nelle culture indigene e le verità nascoste che rivelano sulla natura.
Giustapponendo e sintetizzando due visioni del mondo, invitano i lettori in un viaggio attraverso l’antropologia, la botanica e la biochimica, sollevando domande allettanti sulla relazione tra scienza e altri modalità di conoscenza.