Sono portatori sani di una malattia chiamata vita, quelli che ogni giorno dal centro del mondo provano a raggiungere la nostra periferia residenziale; indossano un nome, una storia, una speranza o forse un’illusione; qualcuno riesce a raggiungere le spiagge della periferia, altri affondano in quella Caporetto della nostra civiltà che ha nome Mediterraneo; ma per la televisione che ce ne parla, i giornali e il Ministero degli interni, e per i luoghi da scaramuccia – nel Parlamento europeo come su Facebook – sono numeri da contare, pedine da sopportare, unità da statistica, ingombri, cascame umano, corpi senza volto, ombre che vengono da un altrove indefinito, pretesti per la schermaglia tra chi ama pensarsi evoluto e tollerante e chi lascia uscire il bitume che ha nel cuore, ma anche pretesti per agire la speculazione e il riciclaggio. Massimo Angelini