Nei testi di Antonis Fostieris il tempo si ferma e la tradizione plurimillenaria greca, costantemente rivissuta, è contemporanea della modernità. La fitta trama di questa poesia è fatta di livelli sempre più profondi, stratificati, di mondi concentrici in cui “scorrono le stagioni/ L’una nel cuore dell’altra” e “i secoli gorgogliano come acqua fresca”.
Erede dell’immenso patrimonio culturale greco, Fostieris utilizza un lessico straordinariamente vario e associa espressioni e termini classici e del Nuovo Testamento a detti della saggezza popolare, e citazioni da autori a lui affini a riferimenti alla filosofia antica, soprattutto presocratica. I
l frequente accostamento di opposti, il lavoro incessante sulla parola e sulla lingua, le sperimentazioni formali creano cortocircuiti di senso e aprono nuove prospettive per la conoscenza.
I suoi temi privilegiati sono il tempo, la vanità della bellezza, la presenza della morte, l’attesa e la memoria, simili perché “entrambe falsificano quanto più possono/ La sventurata realtà”.
Nel cuore della poesia di Fostieris coesistono l’analisi del rapporto tra le cose e il loro nome, il culto della parola essenziale e priva di derive retoriche, la percezione del nulla e la necessità di descriverlo, di trasfigurarlo in qualcosa di leggibile.