Dalle liriche di Nasos Vaghenàs emerge una finissima sensibilità per temi come l’amore (in particolare le pieghe della gelosia, le sfumature dell’eros, l’onnipotenza della passione, la superstizione dell’attesa, il rimorso dell’addio), il tempo, la decadenza e la morte, il profumo sublime e stimolante della tristezza, lo sgomento dinanzi all’abisso del Nulla che inghiotte anche il peccato, l’ansia per una vita diversa che si indovina da una “breccia del tempo”, il precario e provvisorio rifugio offerto dalla poesia, dalla città (specialmente con la pioggia), dalla luna.
Convinto sostenitore della “crisi del verso libero”, che a suo parere avrebbe perso la novità e la forza espressiva che possedeva in passato, Vaghenàs percorre la strada del recupero creativo delle forme tradizionali, a cui dona una rinnovata vitalità.
La poesia venata di ironia delle Ballate oscure, pubblicate nel 2001, ha configurato un modello che ha ampliato lo spazio letterario della Grecia contemporanea.